Vi è mai capitato di sentir parlare di leggende sui folletti? Generalmente vengono descritti come creature piccole, allegre e burlone, ma anche fastidiose, spesso maligne e talvolta pericolose. Quasi tutte le culture hanno nel repertorio mitologico almeno un racconto su questi esseri, frutto della tradizione popolare. La figura del folletto sembra aver avuto origine dai Lari, geni familiari della casa, e solitamente abita in tane nei boschi, soprattutto di conifere, o presso le case degli uomini, nei cortili o nei granai. Anche la Sardegna, naturalmente, nel suo ampissimo ventaglio di esseri mitologici ritaglia uno spazio anche per queste curiose creature. Uno dei folletti sardi più noti è su Pundacciu, detto anche Baottu de setti berrittas (Folletto dalle sette berrette), Matzamurreddu o Moscazzu.

NOTTETEMPO. Dispettoso e dal fare goffo, grassoccio, alto all’incirca come un bimbo di due-tre anni. Nonostante la poco invidiabile conformazione fisica questo essere maligno sa essere scattante e rapido, al punto da dare l'impressione che sfiori il terreno. Agisce principalmente al calar del sole, ama le ore buie e durante il giorno si nasconde nelle viscere della terra, dove custodisce i suoi tesori. È un disturbatore del sonno: si introduce spesso nelle case, a notte fonda, e si posa sul petto degli ignari dormienti tormentando il loro riposo. Per questo motivo viene spesso accostato o confuso con s’Ammutadori, demone che agisce in maniera simile al folletto sardo. Appare e scompare a sua discrezione, sotto qualsiasi forma, e si posa lievemente su tutte le superfici: alberi, tetti, acqua, picchi di roccia.

AVARO DI RICCHEZZE. I tesori che custodisce gelosamente non sono quasi mai di sua proprietà, ma sono stati da lui rinvenuti nelle profondità della terra e il più delle volte erano destinati, per volontà di chi li aveva nascosti, alle stesse persone di cui si prende gioco. C’è un solo modo per rendere innocuo il demonietto e impossessarsi delle ricchezze di cui si fa custode, ovvero svegliarsi in piena notte mentre siede ancora sul proprio petto e sottrargli con destrezza una qualsiasi delle sette berrette che porta sul capo, mentre secondo alcuni è necessario portargli via quella in cima, ritenuta unica fonte magica. Tuttavia, anche in queste situazioni mostra la sua tenacia. Non è infatti semplice farlo cedere: egli si prodiga in un pianto che suscita pena e compassione e dispensa innumerevoli promesse di ogni bene. Occorre dunque essere più scaltri di lui e non lasciarsi impietosire dall’indecoroso teatrino.

DEMONE TRUFFATORE. Spesso riesce a riavere il suo copricapo e a quel punto non solo non mantiene le promesse date, ma si dilegua nel nulla facendo perdere per sempre le sue tracce. Si narra di un bambino di Isili che pare fosse riuscito a farsi consegnare un tesoro gettando al collo del folletto un rosario. O, ancora, una leggenda racconta di un pastore che, dopo avergli sottratto la berretta, per non cedere al persuasivo folletto gettò la stessa nel fuoco incenerendola. Scaltro, malvagio e sfuggente: su Pundacciu grazie alle sue caratteristiche entra di diritto fra gli esseri più “odiati” e temuti dagli uomini, che difficilmente riescono a trovare una contromisura alle malefatte di questa creatura demoniaca.