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Dovrà pagare allo Stato un di 1.458 euro, con lo sconto dell'Iva non dovuta solo per consuetudine, per aver restituito in segno di protesta la medaglia d'oro assegnatagli come vittima di terrorismo.
Protagonista della vicenda è Pietro Sini, 55 anni, appuntato dei carabinieri in congedo scampato nel 2003 alla strage di Nassiriya, in Iraq, dove morirono 28 persone, fra cui 19 militari italiani.
Al suo rientro in Italia il militare fu riformato, ma negli anni non gli è mai stato riconosciuto il progressivo peggioramento dell'invalidità. "Mi sento un cittadino di serie B - aveva già dichiarato -, una vittima del dovere". L'ultima iniziativa a novembre 2018, in occasione del quindicesimo anniversario dell'attentato. Sini si recò da Porto Torres, dove vive con la moglie, a Roma per restituire il medaglia e attestati in pergamena al comando generale dei carabinieri. Ma lo Stato gli ha presentato il conto.
"E' l'ennesima umiliazione - dice Sini a La Repubblica - ecco come vengono trattati i militari. Non hanno nemmeno voluto sapere il perché, mai una convocazione in otto mesi. Però hanno continuato a mandarmi l'auto con autista per le cerimonie a Cagliari".
Il carabiniere ha annunciato l'intenzione di fare causa allo Stato.