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Ventun anni di reclusione. È la condanna inflitta a Giovanni Murtas, falegname di 59 anni di Serramanna, riconosciuto colpevole di uxoricidio dalla Corte d'Assise di Cagliari presieduta dalla giudice Tiziana Marogna, affiancata dalla collega Alessandra Angioni. I giudici gli hanno concesso le attenuanti generiche equivalenti all'aggravante di aver ucciso la moglie, Marisa Pireddu, 51 anni, con 58 coltellate.
Il femminicidio era avvenuto il 5 maggio 2020 nella loro casa di Serramanna (sud Sardegna). Dopo l'aggressione, l'uomo aveva cercato di togliersi la vita con lo stesso coltello, pugnalandosi al petto - solo per pochi centrimetri la lama non aveva raggiunto il cuore - ma era stato soccorso e salvato dai carabinieri e dal 118 che l'avevano portato d'urgenza all'ospedale Brotzu di Cagliari, dove era rimasto tre mesi in coma. Al termine della requisitoria, il pubblico ministero Nicola Giua Marassi aveva sollecitato una condanna a 24 anni di reclusione, mentre l'avvocata che ha difeso l'imputato, Herika Dessì, si era battuta perché la Corte tenesse conto dell'aspetto psicologico del suo assistito, una personalità particolarmente fragile - a suo dire - tanto da aver cercato di uccidersi, sottolineando inoltre come l'uomo avesse chiesto perdono e già risarcito una delle parti civili, il figlio 31enne della coppia, assistito dall'avvocato Marco Lisu. Giovanni Murtas, collegato in video dal carcere di Uta, ha ascoltato in silenzio la lettura della sentenza. Dovrà risarcire le altri parti civili rappresentate dagli avvocati Stefano Piras e Ignazio Ballai con una provvisionale complessiva di 45 mila euro.