Una piccola chiesetta, al centro di Tempio Pausania, è da sempre protagonista di una storia antica, lugubre e misteriosa. Si narra, infatti, che l’Oratorio del Purgatorio (immagine di copertina) sia stata fatta costruire da un uomo che, verso la fine del Seicento in cerca del perdono divino, si sarebbe macchiato di un gravissimo crimine: l’uccisione di 18 uomini. Ma come sarebbe collegata la costruzione della chiesa agli omicidi compiuti? E, soprattutto, questa storia divenuta molto nota corrisponde a un fatto realmente accaduto o resta una leggenda? 

LA LEGGENDA - Questo è un racconto che viene tramandato da moltissimi anni nella città di Tempio Pausania e non solo. È stato proprio un giovane cittadino tempiese a segnalarci il caso e a raccontarci che la nascita dell’Oratorio del Purgatorio si dovrebbe attribuire al potente Giacomo (o Gavino) Misorro che nel 1670, durante una notte, sorprese in un aguato 18 nemici e li uccise a sangue freddo. Dove? Proprio sul terreno dove oggi si trova l’antica chiesa da lui costruita. 

Si trova riscontro del racconto sul sito del Ministero della Cultura (nella sessione dedicata al catalogo generale dei Beni culturali), dove è riportata, come fatto realmente accaduto, la medesima versione della tormentata storia della costruzione della Chiesa di Tempio. 

La storia, secondo quest’ultima fonte, sarebbe dunque ambientata durante il regno degli Asburgo in Gallura dove forti clan pastorali occupavano estesi terreni. In quel tempo, i malviventi spadroneggiavano, la città era dilaniata da inimicizie che sfociavano in assassini e i nobili approfittavano della loro immunità

Tra i più potenti di quel periodo, secondo il sito del ministero, vi era Gavino Misorro: presunto prepotente sanguinario temuto in tutto il territorio circostante. Egli avrebbe posseduto immensi territori, numerosi capi di bestiame e, intorno a lui, si radunava un entourage di uomini pronti a obbedire ad ogni suo ordine. Circondato da bande capeggiate da nobili arroganti, sorgevano inimicizie che portavano a veri e propri scontri; fu durante uno di questi che una notte, il Misorro e il suo seguito, avrebbe commesso il famoso crimine. 

Ma come si arrivò alla costruzione della chiesa, secondo la leggenda? Successivamente ai delitti commessi, l’uomo si sarebbe recato a Roma per il Giubileo indetto da Clemente X nel 1675, dove si sarebbe pentito dei delitti compiuti e il Papa gli avrebbe imposto di edificare una chiesa a sue spese in cambio del perdono. Rientrato in patria, avrebbe così costruito la chiesetta alla periferia di Tempio e i lavori si sarebbero conclusi nel 1679. 

LE INDAGINI DEGLI STORICI – Partendo dagli indizi (sopravvissuti sino ai nostri giorni), gli storici hanno effettuato le ricerche partendo dal cognome della famiglia coinvolta nei racconti. Come scrive il professor Luigi Agus, storico dell’arte, in "Le visite pastorali del vescovo Salvatore Angelo Cadello Cugia in Gallura (1763)", [volume II a pagina 52], il committente della chiesetta sarebbe Gavino Misorro e non Giacomo (nome che viene spesso attribuito al protagonista della leggenda). 

Inoltre, dalle ricerche effettuate dallo storico Giuseppe Mele (relative alla famiglia Misorro) non risulterebbe alcun Giacomo vissuto alla fine del XVII secolo, quanto piuttosto un Gavino Misorro morto il 9 settembre 1706.

Sempre il professor Agus, in un articolo pubblicato sul caso nel sito Curiosando Sardegna, racconta che il Jaime (Giacomo) del quale Salis trovò l’atto di morte, risulta defunto il 4 giugno 1748, data del tutto incompatibile con le vicende narrate nella leggenda ambientata attorno al 1670, ma soprattutto con il 1679 (data incisa sull’architrave del portale). 

Il professor Agus afferma: “Il committente della chiesa del Purgatorio di Tempio sarebbe stato ‘il più grande degli allevatori tempiesi’ Gavino Misorro. Anche le iniziali GM incise sull’acquasantiera marmorea (posta a destra dell’ingresso) porterebbero a questa conclusione, visto che Giacomo Misorro è sempre menzionato come Jaime (in catalano), quindi l’iniziale G sarebbe da attribuire a Gavino e non certamente a Giacomo.”  

IL GIUBILEO – La leggenda vuole che l’edificatore della chiesa, prima della sua costruzione, abbia partecipato a Roma al Giubileo del 1675. All’interno della chiesetta, come legame tra realtà e finzione, è presente la grande e preziosa pala d’altare che presiede il presbiterio.

Il dipinto - come spiega il sempre il professor Agus - rappresenta in alto a sinistra la Vergine tra le nuvole che si rivolge a Cristo, rappresentato a destra mentre alza il braccio come per giudicare. Subito sotto è l’Arcangelo Michele mentre plana verso tre anime purganti, dietro le quali stanno altre in secondo piano. La pala rappresenta un unicum in Sardegna e va inserita all’interno delle commissioni di dipinti a Roma alla fine del XVII secolo da parte di nobili sardi. L’opera è da attribuire al celebre pittore marchigiano Giuseppe Ghezzi (Comunanza 1634-Roma 1721) ed è l’unica sua presente nell’Isola, una delle poche al mondo fuori da Roma e dalle Marche e tra queste sicuramente la più importante per dimensioni e per fattura.” 

LE VISITE – La chiesa è divenuta nel tempo anche meta di turisti curiosi. Sul sito di TripAdvisor si può leggere persino una recensione dopo una visita: “La storia di questa costruzione datata 1679 è davvero interessante e tipica dell'epoca delle indulgenze acquistate

E voi conoscevate la storia legata all’Oratorio del Purgatorio? Conoscete altre leggende o delle storie simili che fanno parte della storia e dei miti della Sardegna e del vostro comune? Scriveteci all’indirizzo e-mail redazione@sardegnalive.net