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Dire che ci troviamo in un Paese in cui ci sono troppe leggi rimaste lettera morta, non fa ormai più notizia. Così come, di conseguenza, passano nel dimenticatoio, con sempre maggiore frequenza, realtà disciplinate solo in teoria da nuove norme e che riguardano situazioni spesso difficili e anche drammatiche di soggetti che da sempre rivendicano diritti mai tutelati.
È il caso stavolta di una legge regionale della Sardegna, quella del 7 febbraio 2011, n. 7, che prevede testualmente un “sistema integrato di interventi a favore dei soggetti sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria e istituzione del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale”.
Ancora più chiaramente, nella stessa legge si evidenzia che “la Regione autonoma della Sardegna, nell'ambito delle proprie competenze, concorre a tutelare e assicurare il rispetto dei diritti e della dignità delle persone adulte e dei minori presenti negli istituti penitenziari o ammessi a misure alternative e sostitutive della detenzione”.
La norma suddetta, al Capo II, prevede anche la figura del Garante, istituito presso il Consiglio regionale, punto riferimento fondamentale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.
Fissati gli obiettivi e contemplata la figura del Garante, nella legge sono previsti anche gli strumenti finanziari per raggiungere lo scopo, ovvero euro 1.800.000 annui per le finalità di cui al capo I e in euro 200.000 per le finalità di cui al capo II (v. Garante).
Ebbene, dall’ormai lontano 2011 questa legge non ha mai trovato applicazione, è rimasta lettera morta. Tra gli scopi voluti dal legislatore, non ce n’è uno che possa essere sottovalutato o, ancora peggio, dimenticato. Basti solo ricordarne qualcuno in tema di assistenza sanitaria, formazione e istruzione.
Non dimentichiamo neanche che la legge non poteva essere più precisa anche sui tempi della sua applicazione. L’art. 20 dispone, infatti: “Le spese previste per l'attuazione della presente legge gravano sulla UPB S05.03.009 del bilancio della Regione per gli anni 2011-2013 e su quelle corrispondenti dei bilanci per gli anni successivi”.
La norma è stata altrettanto puntuale riguardo alla nomina del Garante. Recita, infatti, l’art. 13, punto 2): “Il bando per la presentazione delle domande è pubblicato a cura del Presidente del Consiglio regionale sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS), in sede di prima applicazione, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge e successivamente entro trenta giorni dalla scadenza del mandato”.
La legge in questione, dunque, precisa e puntuale nelle buone intenzioni, dopo la sua approvazione non ha avuto più seguito: è caduta nel vuoto, o meglio, nell’oblio. Eppure, si è trattato della disciplina di una materia che tira dritta verso il cuore e le sofferenze della gente, in questo caso di persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale che chiedono un’assistenza sanitaria adeguata e il rispetto dei diritti essenziali della persona.
Insomma, tra una legge in vigore, ma non applicata, e una che non esiste, nel nostro Paese non fa differenza. Alle promesse volute solo come tali non c’è mai limite, quand’anche sancite da una norma. Certo, in questi casi, l’inganno è ancora più grave.