Se ci capita di saltare per qualche giorno il solito giro nelle vie delle nostre città, piccole o grandi che siano, è ormai diventata una certezza quella di  trovarci di fronte a una o più serrande abbassate con tanto di cartello “vendesi” o “affittasi” locale.

Tra le tante attività che chiudono i battenti a causa di una crisi che morde da troppo tempo e che si avvinghia in modo sempre più insistente e implacabile ormai anche sul portafoglio del ceto medio, ce n’è una che ci mortifica maggiormente, soprattutto perché stavolta, dopo tanti anni di sopravvivenza, l’estinzione non sembra abbia scampo, a dispetto delle pulsioni  nostalgiche o dei tratti romantici che pure albergano in ciascuno di noi.

Parliamo dei piccoli negozi di quartiere, delle botteghe de biginau, luogo e occasione di incontri magari fuggevoli, ma tanto ricchi di umanità, di calore tra la gente. La fotografia dell’intero Paese ci dice, in modo freddo e impietoso, che nel 2016 circa 25.000 attività di vendita al dettaglio, dai prodotti alimentari a quelli artigianali, di abbigliamento o altro, hanno chiuso i battenti, per sempre. Con le conseguenze immaginabili.

Ci riferiamo, in particolare, ai nomi, quelli degli ex titolari dei negozi, consegnati alle altrettanto gelide liste di collocamento dagli esiti incerti tanto quanto è grande la paura di non trovare un lavoro.

Però, non ci si deve arrendere, anche di fronte a una lotta disperata. E sarà così chissà per quanto tempo, nonostante i timidi segnali  che parlano, per qualche comparto produttivo, di una seppur lieve crescita economica, impercettibile in un quadro generale, negli ultimi mesi del 2016.

Intanto, nel tentativo di farsi luce in strade ogni giorno più buie, di positivo c’è che ancora non tutti si rassegnano alla chiusura definitiva dei piccoli negozi. Sono, soprattutto, i giovani, magari imprenditori in fieri, a credere che con le produzioni artigianali di nicchia e i prodotti alimentari di eccellenza si possa ripartire, sfuggendo così alle fauci della grande distribuzione, diventata sempre più selvaggia e ingovernabile.

Certo è che l’entusiasmo, la determinazione, il coraggio e l’autostima sono i componenti di base per vincere ogni battaglia. Il ruolo dello Stato è altrettanto decisivo perché i giovani non possono essere lasciati soli e tantomeno esposti a una pressione  fiscale, puntuale e crudele, che attualmente ha la sola caratteristica di strozzare qualsiasi loro iniziativa.