Rischiano di far tremare i piani alti del Ministero della Difesa le dichiarazioni choc rilasciate da due ex militari della Brigata Sassari al programma tv di Italia 1 Le Iene.

I due, che nel 2003 si trovavano nella base White Horse a Nassiriya, raccontano di torture e sevizie sui prigionieri interrogati dai militari italiani durante la missione in Iraq.

La testimonianza degli ex sassarini ora in congedo è chiara ed esplicita e le scene dipinte dalle loro parole sono agghiaccianti. I pringionieri venivano incappucciati, malmenati e torturati, le mani legate con delle fascette da elettricista impedivano loro qualsiasi tentativo di difesa. Venivano interrogati con questo sistema fino a che non parlavano.

Uno dei due militari, intervistato dal giornalista de Le Iene Luigi Pelazza, mostra un video che sostiene di aver girato in una tenda di Nassiriya nel quale si vedono chiaramente le mani dei detenuti bendati legate con delle fascette. "Stavano in mezzo agli escrementi e alle urine" racconta poi "venivano appesi a testa in giù e raramente veniva portato loro cibo o acqua".

Secondo il racconto, gli uomini destinati alle torture venivano prelevati dal SISMI (i servizi segreti) che era ben presente nelle caserme di Nassiriya. In questi ''interrogatori'' non venivano coinvolti i militari della Sassari, ma quelli di altri corpi scelti come il Battaglione San Marco, il Col Moschin e il Comsubin. 

Il racconto dei due sassarini, se verificato, farebbe venire a galla tante vergonge italiane che andrebbero a stravolgere il quadro della presenza italiana in Iraq anche in relazione all'attentato del 2003 che proprio a Nassiriya colpì i militari italiani nello stesso periodo a cui si riferisce il racconto.

"Cosa pensi che nelle altre missioni cambi qualcosa?" domanda uno dei due testimoni a Pelazza. Una domanda retorica, che suona come una beffa.