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Il cuore che batte a mille, le mani che tremano, il passo svelto e la testa che ruota prima da una parte e poi dall’altra per cercare di guardarsi le spalle, nella speranza di tornare a casa sane e salve.
Questo non dovrebbe accadere, eppure, nessuno se ne preoccupa. Dal 2014 sono numerose le giovani donne che hanno denunciato molestie e violenza psicologica avvenute nel quartiere di Mulinu Becciu. Senza considerare tutte quelle rimaste nel silenzio, perché sappiamo bene quanto sia difficile denunciare una violenza, combattendo con il timore di ripercussioni e il giudizio altrui.
“Cosa significa vivere in uno stato di terrore? Avere già in mente prima ancora di uscire il modo in cui rientrare”, ci racconta Chiara Durzu, portavoce del comitato spontaneo nato il 4 aprile 2022 per richiedere che “le autorità istituzionali e quelle giudiziarie di ordine pubblico mostrino una maggiore attenzione relativamente alle violenze di genere verificatesi nel quartiere di Mulinu Becciu e nelle zone limitrofe”.
NESSUNO HA FATTO NULLA. Il caso del molestatore seriale di Mulinu Becciu è tornato negli ultimi giorni agli onori della cronaca in relazione alla molestia subita dalla bambina di 10 anni martedì scorso, 1°novembre, nel parco di via Talete, nel quartiere del Cep.
C’è una correlazione tra l’uomo che ha molestato la piccola e il violentatore seriale da anni indicato dalle giovani donne di Mulinu Becciu? A dare credito all’ipotesi che possa esistere un legame è l’identikit tracciato grazie alle testimonianze: un uomo con un’età compresa tra 35/45 anni, alto circa 1.70, di corporatura snella. Sempre vestito con abiti scuri.
Su quanto accaduto alla bambina martedì scorso c'è il massimo riserbo da parte delle forze dell'ordine. L’uomo, che ha rischiato il linciaggio, è stato denunciato per molestie sessuali a una minore. Secondo quanto appreso, l’intenzione dei carabinieri è quella di convocare in caserma le donne che hanno denunciato le molestie per cercare prove e finalmente identificare il responsabile e, dunque, far sì che queste ragazze tornino a vivere senza limitazioni della propria libertà.
L’AVVOCATO - È questo ciò che si augurano le vittime e l'avv. Gianfrancesco Piscitelli, vice presidente dell’Associazione Luna e Sole, referente per la Sardegna del Garante Nazionale delle Vittime di reato e legale di fiducia delle donne aggredite. "Nessuno – ha detto a Sardegna Live - vuole mandare in galera qualcuno per fatti diversi da quelli che ha commesso, ma troppe coincidenze fanno pendere la bilancia della giustizia contro il sospettato. Ci sono donne che dal 2014 non sono più le stesse, hanno cambiato la loro esistenza, le loro abitudini. Invece sul fronte sicurezza nulla è cambiato, non sono state attivate telecamere, migliorata o messa illuminazione in zone critiche ecc. ecc. Come legale del comitato ho più volte avvertito del pericolo dovuto alla "giustizia di strada fai da te" dettata dalla disperazione e dalla paura e il quasi linciaggio del molestatore ne è prova. Con Luna e Sole siano vicini a queste donne e non molleremo sino alla definitiva soluzione del caso".
IL MODUS OPERANDI – “Da tutte le testimonianze che ho raccolto grazie all'avvocato Piscitelli – spiega Chiara Durzu – ci siamo resi conto che questa persona si è evoluta nel comportamento. A un soggetto che da 8 anni frequenta lo stesso posto gli dai modo, in maniera indisturbata, di diventare più abile. All'inizio si abbassava i pantaloni, poi ha iniziato a masturbarsi, poi anche a toccare e a rincorrere le vittime”.
“È diventato più abile e ti assicuro che è difficile sentirlo arrivare”, sottolinea Chiara che si domanda: “Chi ora mette la mano sul fuoco che questo soggetto non arrivi a fare altro? O magari lo abbia già fatto, ma non hanno avuto il coraggio di dirlo e di denunciarlo”.
CI METTO LA FACCIA – Chiara ha 32 anni, vive a Mulinu Becciu e anche lei dal 2019 non riesce più "a tornare a casa ad una certa ora da sola se non accompagnata da un uomo sino alla porta di casa”. Ma non ha “paura di metterci la faccia” e come portavoce chiede a gran voce “più sicurezza e di essere ascoltata”. Ma ascoltare significa avere la sensibilità di saperlo farlo. E su questo aspetto Chiara si sofferma, parlando del primo approccio, dopo la molestia subita, tra la vittima e le forze dell’ordine: “Una ragazza che decide di denunciare l’accaduto non può sentirsi dire ‘e vabbè tanto si è solo masturbato’. Io mi batto anche su questo: sul modo in cui le forze dell’ordine interagiscono con le donne che hanno subìto violenza e sulla necessità di un’ulteriore formazione sulla violenza di genere”.
IL 25 NOVEMBRE – “Il 25 novembre sono tutti bravi a posizionare una panchina rossa – afferma Chiara -. Ho scritto al sindaco una lettera per informarlo su quanto accade nel nostro quartiere, ma non mi ha mai risposto. Però è bravo a inaugurare panchine rosse come simbolo contro la violenza sulle donne. Ma poi i fatti concreti quali sono? Cosa si fa? I cittadini vengono lasciano soli, non vengono tutelati con il rischio che si possano fare giustizia da soli”.
Nessuna polemica da parte della portavoce del comitato spontaneo nato a Mulinu Becciu, ma la richiesta di un cambio di passo, per andare davvero oltre il 25 novembre.