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Avete mai provato a chiedere in ristorante del pecorino sardo grattugiato? Forse no, forse non ci avete neppure pensato, tant'è l'abitudine ormai di consumare, con la classica pasta al sugo, il celebre Grana Padano o l'altrettanto notissimo Parmigiano Reggiano. Ma non preoccupatevi, la risposta sarebbe stata quasi sempre la stessa: “ abbiamo solo grana”. Una bella spruzzata di questi formaggi non proprio nostrani (ottimi per carità) e voilà, anche in casa il gioco è fatto. Tutti contenti: adulti e bambini.
Gli unici a non esserlo sono i produttori del pecorino sardo, i quali esportano l'ottimo prodotto isolano in altre regioni d'Italia che prediligono il salato ed i sapori forti. E pensare che la stragrande maggioranza di questo stagionatissimo formaggio viene realizzato proprio per suscitare, nei palati più esigenti, un gusto forte nei cibi più semplici presenti nelle tavole bagnate dal Mediterraneo. La pasta al pomodoro, piuttosto che la minestra fatta col brodo di carne, oppure il risotto con funghi e salsiccia. Tutte squisitezze che, mangiate senza questo nobile condimento nostrano, appaiono scialbe o comunque con un sapore alquanto standardizzato che ricorda quello dei fast food dove è importante il prezzo, ma non la qualità.
Cambiare i gusti dei giovani (ma anche degli adulti) non sarà semplice. Spesso tendiamo ad essere autolesionisti, cosi andiamo a cercare il gusto straniero quasi fosse più blasonato e prelibato, o forse perché “fa figo”, salvo poi ricrederci quando qualche personaggio di nobile stirpe o una velina di Striscia la Notizia canterà le lodi del formidabile formaggio isolano. Per ora a tesserne i vantaggi di questo inebriante cibo antichissimo ci ha pensato il professor Deiana dell'Università di Sassari, ovvero esperto studioso del fenomeno della longevità in Sardegna. Dopo anni di studio, si è accorto che il formaggio pecorino era l'alimento maggiormente consumato dalle genti di ieri, che sono i nostri centenari di oggi.
Anche dal punto di vista economico, questo portentoso alimento è uno dei pochissimi prodotti che fa da contrappeso alla bilancia sarda, la quale pende un pochino troppo dalla parte del piatto delle importazioni commerciali. Ragione di più dunque, per favorire un settore che oltre ad identificarsi in una cultura ultracentenaria per la nostra isola, ancora accoglie nella sua vulva migliaia di posti di lavoro.
Ed allora ricordatevi, quando andate dal ristoratore che dice di cucinare tipico sardo, di chiedere che sulla italianissima pastasciutta ci spruzzi un po' dello straordinario, nonché portentoso, prodotto nostrano. Quel pecorino del quale spesso i turisti ancora ne ignorano le potenzialità nell'esaltare piatti all'apparenza semplici, ma gustosi al palato e salutari per il nostro organismo. Turisti che, se edotti su tali potenzialità, sarebbero il volano di crescita per le esportazioni di un elisir di lunga vita (un elisir prodigioso anche per la nostra economia.....)