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Un calciatore della Roma e della nazionale italiana ha urlato in faccia a Mario Mandzukic, suo collega calciatore avversario, della Juventus, per motivi legati a provocazioni agonistiche bilaterali: “Zingaro di merda!”. OK. Non parleremo di questo episodio in termini di razzismo, non parleremo di calcio, né di comportamenti etici nello sport e nemmeno del fatto che oggi è una giornata molto importante nell’ottica della storia dell’umanità e delle atrocità subite da alcuni popoli.
Parleremo solo del fatto che gli “zingari” a detta loro non sono “zingari”, ma Rom. Rom è una parola antica indiana che significa “uomo”. L’idea che i Rom vengano dall’est, dai Balcani o dalla Romania (come moltissimi credono) è errata. Questo popolo tanto odiato viene dall’India. In un periodo di grande crisi politica, economica e soprattutto di sopravvivenza, dal nord ovest della loro terra intorno all’anno 1000 si spostarono, migrarono verso nord, per cercare un posto migliore dove vivere. Né più e né meno come tanti altri popoli hanno fatto, noi compresi, nel passato e tutt’ora, come i nordafricani fanno. Nel nord dell’India trovarono altre crisi e quindi furono costretti a cambiare direzione, non sapendo che non avrebbero mai più trovato la loro nuova terra dove stabilirsi. Sono arrivati nel Balcani, dove hanno assunto quei tratti per noi più caratteristici, ma in Inghilterra, in Francia, in Spagna, nel sud Italia sono molto differenti e sono addirittura diverse le loro denominazioni. I Rom, i Sinti, i Manouches, i Kale, i Romanichels sono diverse etnie derivanti dalla stessa avventura umana che li ha portati ad essere quasi sempre degli erranti in cerca di qualcosa di indefinito che potremmo semplicemente chiamare “vita, esistenza, identità, sopravvivenza”. In Spagna hanno regalato la cultura gitana (in Sudamerica “chicanos”), nei Balcani possiamo osservare tutta quella musica “un za un za un za…” di cui si è appropriato il famoso musicista serbo Goran Bregovic ed in altri paesi la loro cultura orale, artistica, è presente sotto diverse influenze: le giostre, il lavoro del rame, i cavalli ed altre attività. Fino ad un certo punto della nostra storia del secolo scorso, prima dell’avvento della seconda guerra mondiale, erano accolti dalle comunità di tutta Europa come noi accogliamo l’arrivo del Luna Park o del Circo. Loro erano assolutamente inoffensivi e privi di intenzioni delinquenziali. Poi, certo, qualcosa è successo. La paura del diverso e l’intolleranza verso chi arriva da fuori è sempre stata una caratteristica dell’essere umano, quindi si è sviluppata una sorta di belligeranza, di odio, di non accettazione verso questo popolo. Loro, essendo esseri umani come i loro ospiti, si sono adattati alla situazione e hanno sviluppato due strategie per sopravvivere al difficile momento. La prima è quella di essere falsamente remissivi, chiedendo l’elemosina, e la seconda è quella di adattarsi al contesto sviluppando comportamenti non consentiti dalla legge, quali furti e tutte le altre peggiori manifestazioni della cosiddetta delinquenza.
Arriviamo alle considerazioni finali, personali sia bene inteso. Un po’ di anni fa la mia professione mi ha consentito di andare a suonare al festival internazionale dei Rom a Lanciano, dove c’è una grandissima e ben strutturata comunità Rom. Ho conosciuto l’organizzatore, egli stesso Rom, il quale mi ha raccontato la loro storia e la storia della sua famiglia, ora stanziale, e il percorso umano e culturale che hanno affrontato per arrivare ad essere quello che sono ora. Chi? I Rom… Ma quali Rom? Lui si chiama Santino Spinelli e ha due lauree, ha sposato una donna italiana e ha dei figli italiani orgogliosi delle loro origini. Lui fa il musicista e conserva i tratti somatici dell’indiano. Porta avanti la “battaglia” per far conoscere la vera storia di questo antichissimo popolo, pur non negando la deriva sociale verso cui sono finiti migliaia di Rom di tutto il mondo. Non parliamo di responsabilità di nessuno, ma almen