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Un uomo solo è al comando. La sua maglia è rosa. Il suo nome è Fabio Aru.
Mi viene spontaneo, questa sera, fare il verso al giornalista Mario Ferretti che con parole simili, era il 1949, raccontava ai radio ascoltatori l'impresa di Fausto Coppi che, in fuga per duecento chilometri nella tappa Cuneo-Pinerolo, ipotecava il Giro d'Italia di quell'anno (il terzo di una straordinaria carriera).
Sessantacinque anni dopo, tutte le speranze del ciclismo italiano sono riposte sulle spalle di un giovane sardo: Fabio Aru, classe 1990, originario di Villacidro e capitano della Astana, il team più prestigioso del panorama ciclistico internazionale.
La Montecchio Maggiore-Jesolo, 13^ tappa di questo Giro d'Italia, si conclude con una sorpresa: Aru è primo in classifica generale, mai nessun sardo aveva raggiunto un simile risultato. Lo spagnolo Contador, rivale diretto del villacidrese, è caduto a 3 km dal traguardo perdendo così il primato ed ora è costretto ad inseguire a -19''.
Sul traguardo di Jesolo vince in volata Sacha Modolo ma più in alto di tutti, nella classifica che conta, c'è il campioncino sardo ormai consacratosi a leader di una competizione che, anche quest'anno, terrà incollati i sardi davanti alla tv.
La tappa in programma per oggi è una lunga cronometro individuale da Treviso a Valdobbiadene (59,4 km). La crono del "Prosecco" sarà una passeggiata per i primi 30 km per poi inasprirsi nella seconda metà con massima difficoltà nei circa 7 km al 7% di pendenza nella salita per San Pietro di Feletto.