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“Sono stato io a uccidere mia madre e mio fratello. Anch’io sono andato a dormire con loro, ma sono stato sveglio ad aspettare che si addormentassero. Quando si sono addormentati, sono sceso, ho preso una maglietta nera e l’ho divisa a metà per impugnare il coltello perché avevo intenzione di pulire il coltello per far incolpare altri”.
La parziale ricostruzione del triplice omicidio di Paderno Dugnano, in cui hanno perso la vita padre, madre e figlio 12 e per cui è finito in carcere il figlio maggiore 17enne, reo confesso, è cruda e lascia senza fiato. Il verbale della confessione, riportato parzialmente da Il Giorno, ripercorre i momenti precedenti alla terribile strage familiare, in cui il giovane descrive gli ultimi istanti di vita dei famigliari faccia a faccia con lui, prima delle 68 coltellate complessive sferrate ai parenti.
“Sono andato di sopra, il primo che dovevo colpire era mio fratello. Ho sferrato diverse coltellate a mio fratello, alla gola e all’addome – ha detto il 17enne - .Era sul letto, girato sul lato sinistro verso la finestra. Lui mi dava la schiena. La prima coltellata l’ho data alla gola. Lui si è svegliato e ha urlato ‘papà’. Io gli ho tappato la bocca e ho sferrato diverse coltellate”.
“Poi sono andato in camera dei miei genitori – ha detto - Loro hanno acceso la luce, io ero davanti a loro con il coltello in mano. Loro mi hanno detto di stare calmo, sono venuti in camera con me e lì li ho aggrediti. Non ricordo chi ho aggredito prima, ma credo che mia mamma sia stata la prima, perché poi si è accasciata a terra”.
“Mio padre mi ha chiesto di lasciare il coltello – ha proseguito il il ragazzo -. L’ho fatto e mi ha detto di chiamare il 118. A quel punto, mio padre è andato verso mio fratello e allora gli ho dato un colpo alla schiena. Siccome stava ansimando, l’ho colpito alla gola perché stava soffrendo. Ho colpito ancora anche mia madre perché non volevo che soffrissero più”.
“Nella mia logica, credevo che dopo aver fatto una cosa del genere, sarei stato più forte nell’affrontare la mia vita – ha provato a spiegare ai magistrati che lo hanno interrogato - Avrei voluto fare il volontario in Ucraina e forse dopo questi omicidi sarei stato più libero, avrei affrontato meglio la guerra”.
Ho iniziato a desiderare di vivere in libertà durante i mesi estivi. Ero un po’ a disagio nel vivere quotidianamente, mi sentivo estraneo anche con altre persone, ma non ne ho parlato con nessuno – ha detto il 17enne - .Anche con i miei amici mi sentivo estraneo, è da questa estate che sto male, ma già negli anni scorsi mi sentivo distaccato dagli altri. Forse il debito in matematica può aver influito. Ogni tanto i miei genitori mi chiedevano se c’era qualcosa che non andava perché mi vedevano silenzioso, ma io dicevo che andava tutto bene. Percepivo gli altri come meno intelligenti e spesso non mi trovavo bene in certi ragionamenti o ritenevo che si occupassero e preoccupassero di cose inutili, vedevano problemi che io non vedevo. Tendevo a distaccarmi rispetto a queste situazioni”.