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“Ti prego, Sant’Antonio, dammi la forza di sopportare i maltrattamenti di mio marito” oppure “Sant’Antonio aiutami a superare gli oltraggi di mio marito e ad andare avanti” queste sono solo alcune delle disperate preghiere raccolte nelle Basilica di Padova in occasione della festa del Santo della parola, dei miracoli e delle cose perse e ritrovate il 13 giugno. A riportarle il Corriere.
Quel che emerge dalle richieste sono le innumerevoli preghiere contro la grande piaga degli abusi sulle donne, per sanare i contrasti in famiglia, ricomporre le relazioni di coppia in crisi e ripristinare il dialogo tra genitori e figli. Tali richieste hanno di gran lunga superato le preghiere per trovare lavoro, un tema dominante nei primi due anni di pandemia insieme alla salute, sempre al primo posto.
“È il primo anno che leggiamo le parole di tante donne vittime di maltrattamenti e hanno tutte un tono di sottomissione, come se non avessero scampo – raccontano dalla Basilica di Sant’Antonio – Nessuna chiede al Santo il coraggio di ribellarsi, denunciare, scappare, rifarsi una vita. Forse sopportano in silenzio per non destabilizzare i figli, sono disposte a tutto pur di arrivare alla riconciliazione. Si illudono così di conquistare la serenità e in cambio tollerano ogni torto, si sacrificano”
I messaggi, in tutte le lingue del mondo già dalle prime ore del mattino, sono stati posti in delle grandi ceste azzurre deposte sopra l’altare e poi sulla tomba del Santo; ma anche nel libro delle visite (all’ingresso della Basilica) riempito dai fedeli e via Internet sul sito sant’antonio.org.
“Ti chiedo una grazia dal profondo del cuore. Da 49 anni sto sopportando tutte le angherie da mio marito ma ora non ce la faccio proprio più. Intercedi perché il Signore mi doni pace e serenità”. E ancora: “Libera mio marito dal male. Riportalo nella sua famiglia”. Questi messaggi ci riportano al tema che SardegnaLive ha trattato in molti casi: parliamo della dipendenza affettiva. Grazie al supporto della psicologa Claudia Demontis, abbiamo spiegato come le donne si sentano letteralmente imprigionate in rapporti tossici con lo stesso stato d’animo del “Fine pena mai”.
La psicologa ci spiegò che quando si soffre di dipendenza affettiva:“ Le emozioni del partner hanno più importanza rispetto alle proprie; La stima di sé dipende dall’approvazione dell’altro; Prendere una decisione diventa difficoltoso e causa forti sensi di colpa; La paura di essere abbandonati è talmente intensa che la maggior parte dei comportamenti ha la funzione di evitare la solitudine e il rifiuto; Riconoscere ed esprimere i propri pensieri ed emozioni è difficile o spaventoso; Le conseguenze negative che la relazione produce in tutti gli altri ambiti della vita vengono ignorate.”
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